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var index=-1;
// --- OPERA 01
// --- --------
index = index + 1;
txtTitolo[index] = "Padre eterno benedicente tra cherubini";
txtAutore[index] = "Vittore Carpaccio";
txtStatus[index] = "1605-1606 - Chiesa SS. Nabore e Felice - Sirtori (Lc) - olio su tela - 140 x 180 cm.";
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txtImgAutore[index] = "_vittorecarpaccio.jpg";
txtAudioOpera[index] = "mp3/padreeternobenedicentetracherubini.mp3";
txtAudioBiogr[index] = "mp3/_vittorecarpaccio.mp3";
txtIntro[index] = "" +
"";
txtTesto[index] = "" +
"Da centocinquant'anni a Sirtori un osservatore speciale, dallo sguardo protettivo quanto corrucciato, scruta dall'alto chiunque entri in chiesa e ne ascolta silenziosamente i pensieri e le preghiere. Si tratta del 'Padre eterno benedicente', un autentico capolavoro, raffigurato sulla tela databile agli inizi del cinquecento, oggi collocata nella chiesa parrocchiale dei SS. Nabore e Felice sulla parete sinistra, al di sopra del confessionale. Un Dio padre anziano, dai capelli argentati suddivisi in boccoli e dalla barba bipartita folta e setosa, squarcia solennemente le nubi emergendo da un fondo dorato per benedire, con efficace prospettiva, chi si ponga sotto il suo sguardo, lo circondano serafini e putti. Il volto dai fini lineamenti, indagati graficamente, è illuminato da tocchi di luce e lo sguardo severo è reso con una sapiente descrizione della fronte corrugata.
" +
"La destra benedicente e la mano sinistra che regge il globo sormontato da una croce, fuoriescono da un abbondante panneggio rosato dalle pieghe morbide e volumetriche, presenti anche nel manto rosso, su cui la luce crea un vibrante effetto chiaroscurale. Un dipinto di alta qualità, con elementi che fanno intuire all'osservatore una provenienza veneta e cinquecentesca dell'opera, come è stato anche affermato da Gabriele Cavallini, il quale, nell'ambito della catalogazione dei beni ecclesiastici che lo ha visto coinvolto nel 2010, lo ha attribuito a Vittore Carpaccio e bottega. In seguito a questa segnalazione, l'opera è stata oggetto di studi ed è stata esposta nella mostra dedicata a Carpaccio padre e figlio Benedetto: 'Carpaccio, Vittore e Benedetto da Venezia all'Istria', a Conegliano Veneto nel 2015.
" +
"L'opera presenta il nome di Luca Signorelli, ma si tratta di un'attribuzione ottocentesca del tutto priva di fondamento, in quanto lo stile del quadro non è correlabile con la pittura del maestro toscano del Cinquecento. Forti analogie, invece, questa tela le presenta proprio con i lavori di Vittore Carpaccio, e in particolar modo con la pala dell'Apoteosi di sant'Orsola (oggi esposta alle Gallerie dell'Accademia a Venezia), dove il Dio Padre che vi è raffigurato appare strettamente somigliante con questo lecchese appena scoperto.
" +
"Il dipinto, in ogni caso, così come oggi si presenta (recentemente restaurato), è un lacerto di una composizione di maggiori dimensioni, sebbene 'camuffato' come opera finita. Lo dimostra la presenza di figure tagliate ai lati della composizione, e soprattutto il fatto che l'Eterno sia rappresentato con lo sguardo rivolto verso il basso, a mirare e benedire, cioè, quanto sta avvenendo sotto di lui (proprio come nella pala veneziana di sant'Orsola). La tela risulta presente nei beni della vecchia parrocchiale di Sirtori a partire dal 1866; il 27 agosto di quell'anno, infatti, Marietta Manara, madre del celebre patriota risorgimentale Luciano, dona il 'Padre eterno' all'allora parroco don Ferdinando Airoldi. La donazione è registrata su un foglietto un tempo collocato sul retro della tela e ora inserito nel Liber Chronicus dell'archivio parrocchiale.
";
txtBiogr[index] = "" +
"Pittore italiano nasce a Venezia intorno al 1465 da Piero Scarpazza, mercante di pelli.
" +
"Successivamente, in seguito ai suoi contatti con l'ambiente umanistico veneziano, dominato da Ermolao Barbaro e Bernardo Bembo, cambiò il cognome di famiglia in Carpaccio.
" +
"Solo il suo stile, molto personale, soprattutto a confronto con i pittori del suo tempo, denuncia la sua provenienza veneta, ma non ci dice in che bottega si sia formato.
" +
"Molti critici deducono che egli abbia iniziato l'esperienza artistica a Venezia, influenzato da Gentile Bellini, Lazzaro Bastiani, Antonello e Giambellino allora in auge.
" +
"Ma è quasi sicuro che Vittore Carpaccio abbia avuto contatti con Antonello da Messina ed è certo che abbia visto o studiato le opere del ciclo ferrarese di Piero della Francesca.
" +
"Anch'egli impegnato nella realizzazione di teleri (opere su tela, preferita al supporto ligneo), come il Mantegna iniziatore di quest'assoluta novità tecnica, Carpaccio realizza un ciclo per la scuola di Sant'Orsola, nel 1490.
" +
"Sembra che questa sia stata la sua prima commissione, alla quale fanno seguito altri incarichi importanti.
" +
"Sul finire del Quattrocento, sotto la direzione del Gentile Bellini, realizza opere per la scuola di San Giovanni evangelista.
" +
"Nel 1501 inizia un ciclo di teleri per il Palazzo Ducale, destinato ad ornare la sala dei Pregadi e quella del Maggior Consiglio, opere completamente perdute.
" +
"Da questi anni in poi, molte scuole veneziane gli offrono incarichi di prestigio; per la scuola di San Giorgio degli Schiavoni, realizza un ciclo di 'Storie del Santo', di San Gerolamo, San Trifone e due storie evangeliche: la 'Vocazione di San Matteo' e 'La preghiera nell'orto'.
" +
"Realizza opere per la scuola degli Albanesi e per la scuola di Santo Stefano.
" +
"Tra le sue opere più celebri, le sue ampie composizioni narrative di leggende di santi, 'le storie' di Sant'Orsola, S. Giorgio, S. Stefano e di S. Gerolamo, la 'Presentazione della Vergine al Tempio', il 'Miracolo della Croce', tutte conservate a Venezia, nelle quali il pittore illustrò, con ricchezza di colore e finezza di particolari, la vita veneziana del tempo.
" +
"Pur essendo ritenuto 'pittore di stato' per le numerose opere pubbliche alle quali Vittore Carpacci aveva lavorato, il pittore si impegna anche nella realizzazione di lavori di argomento non religioso per privati.
" +
"Nascono così le 'Cortigiane' ed il 'Ritratto di cavaliere'.
" +
"Con il diffondersi della fama che Carpaccio si merita, le committenze si allargano alla provincia, e il pittore realizza le 'Pale di San Pietro martire' a Murano e di 'Santa Maria in Vado' a Ferrara.
" +
"A Capodistria esegue la Pala d'altare e le portelle dell'organo per il Duomo, ma sono i suoi ultimi anni di vita, qui, infatti, trova la morte nel 1526 e le sue opere sono conservate nelle Gallerie di Milano, di Bergamo e di Berlino.
";
// --- OPERA 02
// --- --------
index = index + 1;
txtTitolo[index] = "Dedalo attacca le ali a Icaro";
txtAutore[index] = "Matthias Stom";
txtStatus[index] = "1630-1640 circa - Collezione privata - Bergamo - olio su tela - 121 x 161 cm.";
txtImgQuadro[index] = "dedaloattaccalealiaicaro.jpg";
txtImgAutore[index] = "";
txtAudioOpera[index] = "mp3/dedaloattaccalealiaicaro.mp3";
txtAudioBiogr[index] = "mp3/_matthiasstom.mp3";
txtIntro[index] = "" +
"";
txtTesto[index] = "" +
"Chissà che genere di volgarizzazione del mito di Dedalo e Icaro avrà mai letto Matthias Stom? Il geniale Dedalo era rinchiuso assieme al figlio Icaro nel labirinto che il medesimo architetto aveva costruito. Le ali che stava per incollare, con la cera, alla schiena del figlio, sarebbero servite per scappare da questa trappola? E lui, a sua volta, si sarebbe dotato di ali posticce? Entrambi avrebbero preso il volo. Dedalo avrebbe visto il figlio prendere confidenza con queste nuove protesi? Forse si sarà spaventato quando l'avrà visto avvicinarsi al sole. Sì proprio il sole, che presto avrebbe sciolto la cera con cui erano incollate le ali. Nel dipinto di Stom c'è già tutta questa storia, dal principio alla sua tragica conclusione. Basta guardare il volto spaurito di Icaro e quello dolorosamente consapevole del padre per capire come sarebbe andata a finire.
" +
"La luce elemento cardine della pittura caravaggesca, a cui anche Stom si ispira, qui viene ripresa come elemento che concorre a dare risalto ai due personaggi mitologici seminudi rischiarati da un bagliore che ne evidenzia persino i tendini e i muscoli del corpo.
";
txtBiogr[index] = "" +
"Insieme a Anton Van Dyck, Matthias Stomer è uno dei più importanti pittori dell'area dei Paesi Bassi che visitarono la Sicilia nel Seicento stabilendovisi per un lasso di tempo e lasciandovi opere significative che influiscono non poco sull'arte locale. Nello spazio di circa un decennio, egli realizza una trentina di opere, di cui solo una decina sono pervenute, presenti, oltre che a Palermo e Provincia (Caccamo, Monreale), a Catania (Castello Ursino) e a Messina (Museo regionale).
" +
"Nato intorno al 1600 ad Amersfoort nei Paesi Bassi, ebbe la prima formazione artistica presso la scuola del pittore caravaggesco Gerard van Honthorst. Quest'ultimo con Hendrick ter Brugghen creò una scuola pittorica ad Utrecht cui parteciparono anche Dirck van Baburen e Abraham Bloemaert al fine di diffondere le novità caravaggesche nell'Europa continentale. La pittura dello Stomer si avvicina, pertanto, ai modi di questa matrice naturalistica olandese.
" +
"Nel 1630 è documentata la sua presenza a Roma, dove rimarrà circa fino al 1633. Dopo il soggiorno romano, Stomer si trasferisce a Napoli dove lavorerà tra il 1633 e il 1637 lasciando un cospicuo numero di tele. Nella città partenopea il suo stile coglie elementi pittorici di autori meridionali come lo Spagnoletto, e la sua pittura si fa sempre più materica, avvicinandosi alla cosiddetta pittura del 'tremendo impasto', che ha come capostipite il pittore anonimo Maestro dell'Annuncio dei pastori che la critica identifica con lo spagnolo Juan Do.
" +
"Stomer approda in Sicilia, dove soggiorna all'incirca nel decennio 1640-1650, legandosi alla più vecchia aristocrazia dei conti di Mazzarino, dei principi di Villafranca e degli Afflitto di Belmonte. Risulta documentato a Palermo nel 1640 per il battesimo di un figlio illegittimo, e a questo periodo sono collocabili le due tele di Monreale, la Natività e il San Domenico di Silos. In Sicilia, dove successivamente lavorerà fino alla sua morte avvenuta dopo il 1650, lascia diversi lavori in cui predomina un forte contrasto luminoso. Emblematico è il Cristo deriso, datato intorno al 1640, in cui la figura di Cristo con un mantello rosso si caratterizza per la forte luce di riverbero e per la tecnica del chiaroscuro.
";
// --- OPERA 03
// --- --------
index = index + 1;
txtTitolo[index] = "Guarigione di Tobi";
txtAutore[index] = "Bernardo Strozzi";
txtStatus[index] = "1635 - Museo Hermitage - San Pietroburgo - olio su tela - 158 x 223,5 cm.";
txtImgQuadro[index] = "guarigioneditobi.jpg";
txtImgAutore[index] = "_bernardostrozzi.jpg";
txtAudioOpera[index] = "mp3/guarigioneditobi.mp3";
txtAudioBiogr[index] = "mp3/_bernardostrozzi.mp3";
txtIntro[index] = "" +
"";
txtTesto[index] = "" +
"Strozzi era un prete e ingegnere portuale nella Repubblica genovese oltre ad essere un eccellente artista. Il soggetto di 'La guarigione di Tobi', forse il migliore di una serie di dipinti sul tema di questo artista, viene dal libro di Tobia, uno dei libri apocrifi dell'Antico Testamento.
" +
"In questa tela i protagonisti della narrazione biblica della miracolosa guarigione di Tobia, che fece riacquistare la vista al vecchio padre cieco, vengono raffigurati davanti ad una parete di colore neutro. Il naturalismo della composizione è dato dai toni accesi degli incarnati e dall'intensità delle espressioni. Strozzi mostra l'attimo prima che il miracolo abbia luogo, su consiglio dell'Arcangelo Raffaele, il giovane Tobia strofina gli occhi del suo padre cieco, con il fiele del pesce miracoloso che aveva catturato nel fiume Tigri.
" +
"La tavolozza alterna con grande equilibrio i toni caldi e aranciati al bianco, il cui candore è attenuato dalle sfumature grigie. Il dipinto è insolitamente ricco di colori e texture. Grigio, verde scuro, terracotta e giallo sono contraddistinti da taglienti zigzag di bianco applicati in pennellate spesse e impastate che non solo accentuano la risonanza dei colori, ma creano anche un senso di dinamismo e disturbo in questa composizione equilibrata verso l'esterno. La storia biblica è trattata come una scena di genere, Strozzi presta attenzione alla rappresentazione delle diverse emozioni di ogni personaggio: il vecchio Tobi è in preda ad una aspettativa tesa, sua moglie guarda con speranza spaventata, Tobias e l'angelo sono attenti e concentrati. Anche il cane bianco guarda con interesse.
" +
"Si narra che l'angelo Raffaele si era offerto di accompagnare Tobia nel viaggio che il ragazzo doveva compiere su incarico del vecchio padre cieco. Giunto al fiume Tigri, Tobia catturò un enorme pesce e ne estrasse cuore, fegato e fiele con cui guarì il padre.
";
txtBiogr[index] = "" +
"Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino o il Prete genovese, uno dei più importanti Pittori Italiani del periodo Barocco, nasce a Genova nel 1581.
" +
"Dopo aver ricevuto una prima formazione artistica nelle botteghe genovesi, nel 1598, all'età di diciassette anni, entra nel convento dei frati minori Cappuccini di S. Barnaba a Genova.
" +
"Dei nove anni che trascorse in convento, gli rimase il nome di 'Cappuccino', ma questa condizione gli procurò guai giudiziari perché alla morte del padre nel 1608 fu costretto a lasciare il convento per mantenere la madre con la sua pittura.
" +
"Il giovane Bernardo Strozzi comincia a lavorare per le nobili famiglie genovesi, fra cui i Doria ed i Centurioni e fu tra i primi artisti genovesi a cogliere il valore espressivo del colore e della sua consistenza materica nelle opere di Rubens e di Giulio Cesare Procaccini.
" +
"Nel 1625, fu accusato proprio dai Cappuccini, di praticare illegalmente l'attività di pitture e, quando sua madre morì, intorno al 1630, Strozzi venne arrestato, subì un breve periodo di reclusione e costretto, da un'ordinanza giudiziaria, a rientrare nel Convento dei Cappuccini, nel 1632 fuggi da Genova cercando asilo e libertà nella Repubblica di Venezia, dove venne soprannominato il Prete genovese.
" +
"Il percorso artistico di Bernardo Strozzi parte dallo stile iniziale basato sullo studio dei Manieristi toscani e lombardi.
" +
"Queste influenze sono evidenti nei suoi primi dipinti religiosi, tra cui il S. Caterina e la Pietà, realizzando i quali accosta colori esotici e violenti, con contorni spezzati ed un impasto pesante, per arrivare ad uno stile personale, sviluppato in un ventennio, che comprende la passione per il naturalismo ed il chiaroscuro del Caravaggio e la influenza subita dalla visione delle opere di Diego Velázquez in visita a Genova fra il 1629 e il 1630.
" +
"Negli anni che Strozzi trascorse a Venezia la sua arte, accogliendo i morbidi colori veneti di Paolo Veronese, conosce un maggior successo e numerose commissioni pubbliche, per le quali apre anche una fiorente bottega.
" +
"Bernardo Strozzi diventa famoso per i ritratti di notabili veneziani e per le grandi opere destinate alle chiese di Venezia molte delle quali sono esposte nei maggiori Musei d'Europa.
" +
"Il pittore muore a Venezia il 2 agosto del 1644.
";
// --- OPERA 04
// --- --------
index = index + 1;
txtTitolo[index] = "Isacco benedice Giacobbe";
txtAutore[index] = "Gioacchino Assereto";
txtStatus[index] = "1640 - Museo Hermitage - San Pietroburgo - olio su tela - 130,5 x 177,5";
txtImgQuadro[index] = "isaccobenedicegiacobbe.jpg";
txtImgAutore[index] = "";
txtAudioOpera[index] = "mp3/isaccobenedicegiacobbe.mp3";
txtAudioBiogr[index] = "mp3/_gioacchinoassereto.mp3";
txtIntro[index] = "" +
"";
txtTesto[index] = "" +
"Come scritto nella Bibbia, e come efficacemente mostra la scena del dipinto, Rebecca evidenzia il silenzio imposto a Giacobbe con il dito avvicinato alla bocca, per non dare la possibilità al vecchio padre cieco, Isacco, di poterlo riconoscere attraverso la voce. Giacobbe guarda la madre con aria interrogante, forse per il timore di essere scoperto. Isacco intanto palpando le braccia del figlio cerca di attribuirne l'appartenenza, nonostante il camuffamento che la madre ha imposto al figlio, coprendo le braccia di Giacobbe con la pelle di capretto per dargli la sensazione della peluria che invece aveva Esaù. Sulla tavola posta in basso a sinistra nel quadro, i resti della selvaggina mangiata da Isacco e preparata con inganno da Rebecca.
" +
"La materia pittorica vibra di una pennellata fluida e rapida che rende, per impressione, l'epidermide rugosa dei volti di Isacco e Rebecca, penetrati dalla luce. L'inganno a scapito di Esaù sta ingannando anche Isacco, che benedirà Giacobbe e farà di lui il capo della famiglia e del popolo eletto.
";
txtBiogr[index] = "" +
"Nato a Genova, a dodici anni entrò nella bottega del pittore Luciano Borzone, prosegue la sua formazione all'Accademia del nudo istituita presso la casa di Gian Carlo Doria e sotto la guida di Andrea Ansaldo, dal quale si allontana a soli sedici anni per avviare un proprio studio. Esordisce attorno al 1616, realizzando la pala per l'oratorio genovese di S. Antonio in Sarzano che risente dell'interesse giovanile, mutuato attraverso i suoi maestri, per Cerano, Giulio Cesare Procaccini e Morazzone. La prima produzione dell'artista rivela un linguaggio pittorico originale in grado di coniugare il colorismo acceso e gli effetti di luce di ascendenza lombarda con la costruzione prospettica barocca derivata dall'insegnamento di Ansaldo.
" +
"A queste suggestioni si somma la precoce attenzione verso la pittura di Bernardo Strozzi, la cui decisiva influenza è evidente nell'Incontro di Alessandro Magno e Diogene (Berlino, Gemäldegalerie) e nel bozzetto con l'Incoronazione della Vergine del convento dei Domenicani di Taggia, ricalcato sull'affresco col Giudizio Universale per la chiesa di San Domenico a Genova, ora perduto.
" +
"Attorno agli anni trenta matura una personale interpretazione delle più aggiornate istanze naturaliste, cui non dovettero essere estranee la lezione dei pittori fiamminghi e di Antoon Van Dick, e le suggestioni caravaggesche, introdotte a Genova attraverso Simon Vouet e Orazio Gentileschi. Le fonti antiche menzionano un suo viaggio a Roma nel 1639, durante il quale probabilmente visita la casa del banchiere genovese Vincenzo Giustiniani, tra i maggiori collezionisti di Caravaggio, dove ha modo di vedere anche le opere di José de Ribera, Matthias Stomer e Gerard van Honthors, il celebre Gherardo delle Notti. Quest'ultimo, in particolare, esercita un significativo influsso nella produzione tarda dell'artista che sperimenta contrasti chiaroscurali più decisi con un effetto di maggiore saldezza formale nel Catone suicida della Galleria di Palazzo Bianco a Genova, perfezionando le proprie ricerche in direzione di un naturalismo più marcato.
" +
"Attivo sempre nella sua città, ed anche per ciò meno noto di uno Strozzi o di un Castiglione, anzi per lungo tempo dimenticato, l'Assereto è da considerarsi tra i grandi artisti del Seicento. Ebbe gran peso sull'orientamento della pittura genovese specie tra il '30 e il '45,ancorando alla suggestione poetica dell'esperienza obbiettiva, in parallelo al Vassallo più esteriormente ligio a modi rubensiani e ad analisi fiammingheggianti, artisti portati a più liriche concezioni e ad una dignità vandyckiana come G. Andrea De Ferrari, a più astratta accademia come il Fiasella, a fasto d'apparati e di colore come Orazio De Ferrari. Su quest'ultimo influì particolarmente specie con l'atteggiamento neoveneto dell'ultimo tempo confluente in quello di più scoperta conseguenza vandyckiana di G. A. De Ferrari e del Castiglione.
" +
"Morì a Genova il 28 luglio 1649.
";
// --- OPERA 05
// --- --------
index = index + 1;
txtTitolo[index] = "Adieu";
txtAutore[index] = "Alfred Guillou";
txtStatus[index] = "1892 - Musée des Beaux-Arts - Quimper - Bretagna - olio su tela - 170 x 245 cm.";
txtImgQuadro[index] = "adieu.jpg";
txtImgAutore[index] = "_alfredguillou.jpg";
txtAudioOpera[index] = "mp3/adieu.mp3";
txtAudioBiogr[index] = "mp3/_alfredguillou.mp3";
txtIntro[index] = "" +
"";
txtIntro[index] = "" +
"";
txtTesto[index] = "" +
"È un dramma del mare, come noi vediamo così tanto, ahimè! Una barca, sorpresa dalla tempesta, si capovolge; aggrappato al relitto, un marinaio sostiene il suo giovane figlio e combatte contro il mare rumoroso che consegna ai naufragati assalti rudi. Quanto dura questa sofferenza? Ore e ore sono passate senza dubbio, e nessun aiuto arriva: l'oceano ha vinto la sua preda. Arriva il momento in cui il padre non tiene più tra le braccia un cadavere; stringe febbrilmente il bambino sul suo petto e, lo abbraccia l'ultima volta prima di consegnarlo alla grande tomba aperta, gli mette un bacio supremo sulla fronte.
" +
"Alfred Guillou favorisce in questo grande dipinto una composizione vicina alla narrativa, con lo scopo di far vibrare la fibra emotiva del pubblico che è invitato ad 'entrare' nel dipinto. Guillou riesce quasi a ripristinare la materia della schiuma che sgorga dalle onde e l'aria vaporosa che espelle le onde. L'assenza di skyline e il mare smontato che occupa l'intero spazio della tela rafforzano il carattere coinvolgente del dipinto. Non si può incolpare Alfred Guillou per errore su di esso: sappiamo che suo padre era un soccorritore esperto e lui si associava tutti i giorni alla popolazione marina abituata a vivere vicino alla morte. Anche i modelli che servivano per questo padre e figlio in agonia sono stati identificati come abitanti di Concarneau.
";
txtBiogr[index] = "" +
"Il pittore Alfred Guillou rimane visceralmente un uomo di mare Nato a Concarneau nel 1844, ha trascorso la sua infanzia in questo importante porto peschereccio della Bretagna, sulla punta occidentale della Francia. Suo padre Etienne ha una forte ascendenza sul figlio, pilota del porto, marinaio confermato, proprietario di imbarcazioni, incoraggia Alfred, fin dalla sua prima infanzia, ad imbarcarsi come mozzo per diverse missioni. Tuttavia, il suo incontro, quando aveva appena 10 anni, con l'artista Eugène Isabey sulle banchine di Concarneau sarà indubbiamente decisivo. Pittore autodidatta, Alfred Guillou decide di andare a venti anni a Parigi ed è entrato nello studio di Alexandre Cabanel, dove ha incontrato Henri Regnault, Jules Bastien-Lepage e suo fratello futuro in diritto, Théophile Deyrolle.
" +
"Rapidamente stanco della grande pittura e dei suoi soggetti mitologici o religiosi, nel 1868 debuttò al 'Salon' con la tela 'Jeune pêcheur breton', ma tre anni più tardi, assieme all'amico Deyrolle, lasciò Parigi per tornare al suo paese natale, portandosi dietro solo quello che poteva trasportare.
" +
"Con Deyrolle, che sposerà l'anno seguente sua sorella Suzanne, Guillou divenne ben presto un personaggio di riferimento per molti artisti che vennero a Concarneau, finendo per formare una 'colonia' artistica molto frequentata, che prese il nome di 'Scuola di Concarneau'. Al pari di quella creatasi a Pont-Aven per la presenza di Paul Gauguin, essa eserciterà una particolare attrazione ed influenza su numerosi pittori, per i quali i costumi e le secolari tradizioni del popolo bretone apparivano come una forma di primitivismo sociale ed estetico.
" +
"Espone regolarmente al Salon, dove i soggetti bretoni, sinonimo di esotismo folk per i parigini, sono molto popolari. Accumula i premi. L' Adieu! viene così presentato al Salon del 1892, acquistato dallo Stato, depositato nel Museo di Belle Arti di Quimper ed esposto nuovamente all'esposizione universale del 1900 dove ottiene una medaglia. Guillou visse sempre a Concarneau, e assai probabilmente vi morì, ma ciò non è certo, come del tutto incerta è la data esatta della sua morte. Correva comunque l'anno 1926. Guillou, dunque, morì a 82 anni.
";
// --- OPERA 06
// --- --------
index = index + 1;
txtTitolo[index] = "Ebbrezza di Noè";
txtAutore[index] = "Giovanni Andrea De Ferrari";
txtStatus[index] = "1630-1640 - Galleria Nazionale - Parma - olio su tela -171 x 198 cm.";
txtImgQuadro[index] = "ebbrezzadinoe.jpg";
txtImgAutore[index] = "_giovanniandreadeferrari.jpg";
txtAudioOpera[index] = "mp3/ebbrezzadinoe.mp3";
txtAudioBiogr[index] = "mp3/_giovanniandreadeferrari.mp3";
txtIntro[index] = "" +
"";
txtTesto[index] = "" +
"Il 13 dicembre 1771 il notaio Lorenzo Bocelli procedeva all'inventario e alla stima dei dipinti e dei disegni che erano appartenuti al defunto conte Giulio Scutellari e che erano dislocati nei diversi ambienti del suo palazzo 'posto in Parma nella vicinanza della Cattedrale'. I numeri 139 e 140 dell'elenco sono relativi ai due dipinti 'La vendita di Giuseppe e Noè ubriaco' di formato orizzontale 'per il traverso' posti a piano terra 'nella camera contigua al Cantone' e qualificati di un'altisonante, anche se non categorica, attribuzione essi erano infatti 'creduti del Tiziano'.
" +
"Non sappiamo per qual via essi fossero giunti nella raccolta del conte Scutellari ove, peraltro, non mancavano opere attribuite ad autori genovesi: il Biscaino, lo Strozzi, il Grechetto... e non sappiamo per qual via essi giungessero nelle mani di un tal Rossi, che nel 1844 li vendette per la somma di 200 lire all'Accademia di Belle Arti; nel 1852 li troviamo registrati nell'Inventario generale di quest'ultima come di 'Incerto di Scuola spagnola', indicazione che fu corretta dal 1875 in poi in favore del genovese Giovanni Andrea De Ferrari.
" +
"In occasione del restauro del 1992 si è accertato che entrambi i dipinti furono in passato ampliati di alcuni centimetri su tutti e quattro i lati, probabilmente per consentire l'inserimento in cornici preesistenti; la pulitura effettuata allora ha permesso il recupero della dolce cromia originaria, giocata su toni caldi e selezionati, sapientemente contrappuntati, secondo la lezione vandykiana, dall'emergere dei bianchi e dei rossi. Poche e puramente accessorie le indicazioni di paesaggio; pochi, ma niente affatto accessori, i brani di natura morta i quali, pur non insidiando il protagonismo delle figure, ne assecondano efficacemente la messa in scena; questo procedimento narrativo ricorre costantemente nelle migliori opere del De Ferrari: si pensi, ad esempio, alla Natività della Vergine di Sant'Ambrogio di Genova Voltri e all'importanza che in essa giocano la brocca di rame e il cuscino recati dalla fantesca.
" +
"La coppa e la bottiglia che Noè, tradito dal vino, ha lasciato cadere ritornano pressoché identiche, anche se in controparte, nell'Ebbrezza di Noè che dal 1831 fa parte delle collezioni dell'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova; questo dipinto, di dimensioni più contenute (cm 124 x 149), fu probabilmente eseguito qualche anno prima della nostra tela, poiché gli impasti cromatici presentano ancora le tracce delle acidule stesure degli anni giovanili e, soprattutto, poiché il De Ferrari mostra di non aver ancora assimilato appieno la lezione di Domenico Fiasella, il più aggiornato maestro che agisse sulla scena pittorica genovese nel terzo decennio del secolo.
" +
"Viceversa, questo processo di assimilazione appare compiuto in questo dipinto, come dimostrano la monumentalità dell'assetto compositivo e l'uso delle luci; del resto, la recentissima pubblicazione di un'inedita Ebbrezza di Noè del Fiasella, custodita attualmente presso la Cassa di Risparmio della Spezia, ha consentito l'individuazione del precedente diretto della figura del patriarca giacente, quale appare nel dipinto di Parma. La trama delle relazioni che il De Ferrari intrecciò con il maestro di Sarzana si conferma dunque assai fitta.
";
txtBiogr[index] = "" +
"De Ferrari Giovanni Andrea. - Nacque a Genova nel 1598 da 'famiglia qualificata', essendo il padre Battista 'd'ottimi costumi e di perfetta indole', ancora molto giovane, iniziò a maneggiare i pennelli presso la bottega di Bernardo Castello, venendo così a contatto con l'ambiente influenzato dalla cultura manieristica toscana.
" +
"Pittore italiano, fu un prolifico pittore e, con Gioacchino Assereto e Orazio de 'Ferrari (1606-1657), creò un modo lirico e ricco di colori che influenzò il successivo sviluppo del barocco genovese. Studiò con Bernardo Castello (1557-1629), poi con Bernardo Strozzi; adottò così tanto i modi di Strozzi che i suoi quadri furono confusi con quelli del suo maestro. Alcune di queste composizioni sopravvivono, ma di solito possono essere distinte da quelle di Strozzi con una più sottile applicazione di pittura, teste espressive di van Dyckian, mani affusolate e maniche drappeggiate strettamente arrotolate.
" +
"Il lavoro di Ferrari consiste principalmente di argomenti religiosi. Tutte le sue prime immagini note datate, tra cui la Nascita della Vergine (1616, Genova, Nostra Signora del Rimedio) e la serie La vita della Vergine (1619, Genova, Figlie di S Giuseppe, Conservatorio) riflettono il suo stretto rapporto di lavoro con Strozzi , in particolare nei tipi di viso.
" +
"Per tutto il 1620 Giovanni Andrea dipinse diverse grandi tele con scene della vita dei santi e attirò un certo numero di influenze. Ad esempio, i gruppi di figure strettamente legate, senso di recessione e attenzione per l'architettura vista nella predicazione di San Tommaso al re dell'India (1624, Genova, San Fede) e la carità di sant'Antonino (1628, Montoggio, San Giovanni Decollato) suggeriscono il lavoro di Ansaldo, mentre il suo Angelo Custode (1632, Santa Margherita Ligure, S. Margherita d'Antiochia) indica la risposta di Giovanni Andrea a Castello.
" +
"Nel 1634 Giovanni Andrea fu nominato membro dell'Accademia di San Luca a Roma, ma non si ha notizia del suo soggiorno a Roma. Il suo lavoro durante questo decennio include la lunetta che dipinge il Miracolo di Santa Brigida (commissionato nel 1634, Genova, Museo Accademia Ligustica di Belle Arti), la Madonna del Rosario con SS Domenico e Caterina (1635, Varazze, San Domenico) e la Madonna del Carmine con St Simon Stock (1635; Alassio, chiesa della Carità).
" +
"Dopo il 1630 ci sono poche foto datate per stabilire una cronologia per l'artista. Inoltre, mentre la sua gestione cambia i suoi tipi di figure rimangono per la maggior parte coerenti. Nelle sue opere successive, Giovanni Andrea si ritirò dal manierismo di Strozzi e Ansaldo e raggiunse il successo con un approccio più raffinato alla narrativa religiosa e alla psicologia in opere come Esau Selling the Birthright (Genova, Museo Accademia Ligustica di Belle Arti).
" +
"Dato che non ha mai lasciato Genova e non aveva famiglia, Giovanni Andrea si è dimostrato un insegnante particolarmente attento nel suo studio, che comprendeva Valerio Castello, Giovanni Battista Merano e forse anche Giovanni Benedetto Castiglione.
" +
"Il De Ferrari, che non aveva mai preso moglie, in età avanzata vestì l'abito talare, e pur non essendo mai stato ordinato sacerdote, fu nominato dai posteri 'il reverendo'.
" +
"Molto egli dipinse e più ancora dipinto avrebbe, se la podagra e la chiragra non lo avessero sovente confinato nel letto ... fu necessitato per meglio cura del corpo ... farsi condurre agli Incurabili...
" +
"In questo ospedale il De Ferrari morì il 25 dicembre del 1669, a più di settant'anni di età.
" +
"Due furono i testamenti del De Ferrari, nell'ultimo dei quali, datato 8 febbr. 1669, esprime la volontà di essere sepolto. nella chiesa di S. Brigida, vicino al padre.
";
// --- OPERA 07
// --- --------
index = index + 1;
txtTitolo[index] = "Il ritorno del figliol prodigo";
txtAutore[index] = "Guercino (Barbieri Giovanni Francesco)";
txtStatus[index] = "1627/1628 presunta - Galleria Borghese - Roma - olio su tela - 125 x 163 cm.";
txtImgQuadro[index] = "ilritornodelfigliolprodigo.jpg";
txtImgAutore[index] = "_guercino.jpg";
txtAudioOpera[index] = "mp3/ilritornodelfigliolprodigo.mp3";
txtAudioBiogr[index] = "mp3/_guercino.mp3";
txtIntro[index] = "" +
"";
txtTesto[index] = "" +
"Il tema del figliol prodigo era particolarmente caro al Guercino che lo riprese più volte e sempre nello stesso momento della storia, quando cioè il figlio si sta liberando delle vesti da porcaro per indossare di nuovo quelle da signore. Il padre, accanto a lui in silenzio, sembra aver appena pronunciato (da Luca 15; 11-32): 'Presto, prendete la veste migliore e fategliela indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso e ammazzatelo....Perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato'. Un momento dunque profondamente commovente, in cui il silenzio si fa denso di emozione e significato. Siamo negli anni 1627-28, considerati dagli storici anni di transizione tra lo stile giovanile e quello maturo del pittore. Guercino fa ritorno a Cento, sua città d'origine, dopo un lungo soggiorno romano.
" +
"A Roma il pittore aveva attraversato una fase di forte influsso caravaggesco, caratterizzata quindi da un uso marcato del chiaroscuro e dalla sperimentazione di nuove strutture compositive. Il ritorno a casa coincide con una sorta di ritorno all'ordine, alla ricerca cioè di uno stile più classico ed equilibrato. Rispetto alle ardite sperimentazioni caravaggesche, il quadro ha in effetti un ritmo più meditato. Le figure interagiscono dolcemente e il vecchio padre, posto al centro della composizione, sembra una statua antica. I colori, ricchi, profondi, intensi e pastosi, denunciano non soltanto la conoscenza della pittura caravaggesca ma anche una conoscenza approfondita della scuola veneziana. Cento si trova infatti tra Bologna e Ferrara.
" +
"Il giovane Guercino aveva quindi avuto la possibilità di guardare non soltanto ai modelli bolognesi, suo imprescindibile punto di partenza, ma anche alla pittura ferrarese che, grazie alla tradizione di Dosso, era ricca di elementi veneziani. Non si conosce il committente dell'opera, ma si sa dai documenti che apparteneva alla famiglia Lancellotti e fu venduta ai Borghese nel 1818. Il volto del figliol prodigo è avvolto nell'ombra, mentre la spalla e il braccio, colti nell'atto di sfilare la veste da porcaro, sono ben illuminati. Il contrasto ombra-luce ha inoltre un forte valore simbolico di passaggio dal peccato alla redenzione. Il cane che riconosce il padrone appena ritornato, è un importante simbolo di fedeltà. In questo caso il riferimento è soprattutto alla fedeltà verso la propria famiglia e ai propri doveri. La finestra chiusa attraverso cui filtra la luce dell'esterno conferisce un senso di intimità alla scena.
" +
"Il modo in cui Guercino ha dipinto i drappeggi della logora veste del figliol prodigo indica chiaramente il fatto che il pittore si è formato anche su modelli veneziani. La luminosità del bianco è infatti ottenuta attraverso sovrapposizioni graduali di tonalità sempre più chiare di grigi e ocra, fino al bianco assoluto nei punti di massima intensità luminosa.
";
txtBiogr[index] = "" +
"Giovanni Francesco nacque a Cento probabilmente il 2 febbraio 1591, di modesta famiglia, prese il nome di Guercino a causa di uno strabismo congenito, raccogliendo quello che la tradizione dice su questo episodio raccontato dal biografo dell'epoca: che «essendo ancora in fasce, occorse che un giorno, mentre egli dormiva [ ... ] ci fu chi vicino a lui proruppe d'improvviso in grido così smoderato e strano che il fanciullo, svegliatosi pieno di spavento, diedesi a stralunar gli occhi [ ... ] per siffatta guisa, che la pupilla dell'occhio destro gli rimase travolta e ferma per sempre nella parte angolare» Naturalmente, il suo strabismo non fu certamente provocato da questo presunto episodio: piuttosto, il suo difetto può avere influenzato la sua resa pittorica delle forme nello spazio.
" +
"Avendo mostrato sin da bambino una particolare talento per il disegno, fu mandato dal padre a imparare il mestiere a Bastia e poi a Bologna, dove poté studiare le opere dei Carracci. La sua prima maniera tradisce un naturalismo libero da accademismi e caratterizzato da una forte impronta luministica (quella che diverrà poi la famosa ‘macchia guercinesca').
" +
"Dal 1612 gli vengono affidate le prime commissioni importanti, grazie alla consulenza di Ludovico Carracci, l'arcivescovo Alessandro Ludovisi (il futuro papa Gregorio XV) acquista alcune sue opere e Guercino decide di fondare una propria scuola di pittura a Cento (1617).
" +
"Nel 1618 è a Venezia e può ammirare le opere di Tiziano e Jacopo Bassano, dal cui colorismo trae ispirazione per la 'Vestizione di san Guglielmo d'Aquitania' (Pinacoteca Nazionale di Bologna) e il 'San Francesco in estasi con San Benedetto e un angelo' (Louvre), entrambi del 1620.
" +
"Dal 1621 al 1623 è a Roma, dove realizza le decorazioni del Casino Ludovisi (l'Aurora e la Fama) e la grande pala della Sepoltura di santa Petronilla (7 x 4 m) per San Pietro (ora ai Musei Capitolini).
" +
"Alla morte di papa Gregorio XV lascia Roma e torna a Cento. A Piacenza completa gli affreschi della cupola del Duomo (1626), lasciati incompiuti dal Morazzone, e dipinge il Cristo che appare alla Madonna (1628), che segna l'inizio di una nuova stagione del classicismo barocco.
" +
"Alla morte di Guido Reni, non dovendone più temere la competizione, si trasferisce da Cento a Bologna (1642), dove dipinge 'La visione di San Bruno' (1647) e il San Giovanni Battista che predica (1654).
" +
"Nel novembre 1661 si riprese da un infarto: la sua attività, come mostra il Libro dei conti, ebbe un notevole rallentamento. L'«11 di dicembre 1666 fu sorpreso da nuovo e grave malore a cui non poté troversi rimedio, e giunto alli 22 dello stesso mese dovette soccombere al comun destino, e incontrollo con rassegnata ilarità e tutto a Dio rivolto». L'atto di morte fu redatto nella chiesa bolognese di San Salvatore: «Addì, 24 dicembre 1666. Il Sig. Gio. Francesco Barbieri Pittore famosissimo, uomo religiosissimo d'anni 74, dopo aver ricevuto li santissimi Sacramenti, rese l'anima al Creatore. Fu sepolto in nostra Chiesa nella sepoltura di mezzo, essendogli state celebrate solennissime esequie».
";
// --- OPERA 08
// --- --------
index = index + 1;
txtTitolo[index] = "Incontro di Ettore con Andromaca";
txtAutore[index] = "Gaspare Landi";
txtStatus[index] = "1793-1794 - Fondazione Istituto Gazzola - Museo Gazzola - Piacenza - olio su tela - 150 x 205 cm.";
txtImgQuadro[index] = "incontrodiettoreconandromaca.jpg";
txtImgAutore[index] = "_gasparelandi.jpg";
txtAudioOpera[index] = "mp3/incontrodiettoreconandromaca.mp3";
txtAudioBiogr[index] = "mp3/_gasparelandi.mp3";
txtIntro[index] = "" +
"";
txtTesto[index] = "" +
"Intorno al 1793 il marchese Ranuccio Anguissola di Grazzano commissionò a Landi due dipinti a tema libero. Il pittore optò per due episodi tratti dal VI libro dell'Iliade, incentrati sull'eroe troiano Ettore, simbolo stesso della virtù, colto in due stati d'animo differenti: Ettore rimprovera Paride e Incontro di Ettore con Andromeda. Per questa seconda scena, come per la precedente, Landi si attenne scrupolosamente ai versetti del libro dell'Iliade. Giunto alle porte Scee, Ettore vide Andromaca venirgli incontro:
" +
"
" +
"...-Dunque gli venne incontro, e con lei andava l'ancella,
" +
"portando in braccio il bimbo, cuore ingenuo, piccino,
" +
"il figlio d'Ettore amato, simile a vaga stella.
" +
"Ettore lo chiamava Scamandrio, ma gli altri
" +
"Astianatte, perché Ettore salvava Ilio lui solo.
" +
"[...]
" +
"E dicendo così, tese al figlio le braccia Ettore illustre:
" +
"ma indietro il bambino, sul petto della balia bella cintura
" +
"si piegò con un grido, atterrito all'aspetto del padre,
" +
"spaventato dal bronzo e dal cimiero chiomato,
" +
"che vedeva ondeggiare terribile in cima all'elmo.
" +
"Sorrise il caro padre, e la nobile madre,
" +
"e subito Ettore illustre si tolse l'elmo di testa,
" +
"e lo posò scintillante per terra;...
" +
"(traduzione di R. Calzecchi Onesti, Torino 1990, pp. 217-223).
" +
"
" +
"Ettore ha ruolo di protagonista: la sua figura poggia sull'asse centrale del muro su cui convergono gli assi delle figure di Andromaca e della nutrice con il piccolo Astianatte. Omero lascia narrare l'evento ai personaggi in dialogo, Landi dà espressività alle loro bocche semiaperte, ma i loro sguardi non s'incontrano; solo il simultaneo sorriso di padre e di madre dice la loro intesa. La ragione poetica volle che il momento fosse rapido, dolcissimo e tragico insieme, permeato di presagi: nel dipinto l'ombra della torre incombe su Andromaca, il cui sguardo e la postura dolente impregnano la scena di malinconia premonitrice.
" +
"Così nella tela, il gruppo si dispone in uno schema piramidale: a sinistra è Andromaca, che si appoggia flessuosa al marito, raffigurato al centro mentre porta la mano all'elmo per toglierlo. La nutrice, disposta specularmente rispetto ad Andromaca, tiene in braccio Astianatte. Il corpo del bimbo ha una doppia torsione, una verso il padre e l'altra verso la nutrice, a significare il moto del bimbo che, per paura dell'elmo del padre, si rifugia nel seno della donna. Uno splendido brano pittorico batoniano. Landi dà movimento anche al gesto di Ettore: una mano s'arresta al principio di un abbraccio, l'altra va al capo per togliere l'elmo che, col pennacchio e il minaccioso drago, provoca la paura del piccino. Le figure, d'impostazione monumentale, sono rappresentate di tre quarti a enfatizzare i perfetti profili greci, disposti in modo da creare un affettuoso gioco di sguardi.
" +
"Brillanti cromatismi, accentuati dal sapiente gioco luministico, rendono levigatissime le carni e minuziosa la descrizione filologica dell'abbigliamento.
" +
"La figura più interessante è forse Andromaca, il cui epiteto omerico 'dal bianco braccio' Landi cerca di restituire in pittura. Giovanni Gherardo de Rossi, direttore dell'Accademia di Belle Arti di Portogallo a Roma, in una lettera al marchese Landi stampata a Roma nel 1795 e dedicata alle Storie di Ettore (ristampata a Piacenza nel 1804), vi individuava un omaggio alla Maria Maddalena nel San Gerolamo di Correggio (Galleria Nazionale di Parma), mentre Stefano Grandesso (nello studio citato) un rimando alla figura della Temperanza canoviana nel sepolcro di Clemente XIV ai Santi Apostoli di Roma.
" +
"Ippolito Pindemonte (la cui sorella Isotta, celebre salonnière, aveva sposato il marchese Giovan Battista Landi, mecenate del pittore piacentino), dedicò ai due pendants omerici un sonetto stampato a Parma nel 1795, che esalta la capacità del pittore di resuscitare l'antico riprendendo il classico topos del legame tra pittura e poesia (l'oraziano «ut pictura poesis»):
" +
"
" +
"«Non biasmo il Mondo, che s'armò per lei,
" +
"Se fu bella così la Greca infida:
" +
"E degna è quasi di person costei,
" +
"Se tal fu ìn Argo il Pastorello d'Ida:
" +
"
" +
"Troppo sdegnato col fratello sei,
" +
"Ettore, di cui parmi udir le grida:
" +
"Chi volger puote altri nel cor trofei
" +
"Presso tanta beltà, che a lui sorrida?
" +
"
" +
"Ma che?
" +
"non ama Ettore anch'egli? padre
" +
"Vedilo, e sposo. O Landi, ove il modello
" +
"Di paure infantili sì leggiadre,
" +
"
" +
"Ove, se in te non fu, trovasi quello
" +
"Di mesta, e lieta in un, consorte, e Madre?
" +
"Val d'Omero la cetra il tuo pennello»
" +
"
" +
"(Per due quadri del Signor Gaspare Landi, Parma 1795).
" +
"
" +
"Questa tela, con il suo pendant, entrò all'Istituto d'arte Gazzola nel 1884, grazie al lascito della marchesa Fanny Visconti di Modrone, vedova Anguissola.
" +
"Alessandro Malinverni
" +
"Conservatore del Museo Gazzola di Piacenza
";
txtBiogr[index] = "" +
"Pittore, nato in Piacenza il 6 gennaio 1756, morto ivi il 24 febbraio 1830. Ebbe una fanciullezza sventurata: abbandonato dal padre, e raccolto da un pio frate, fu consegnato al pittore di vetri A. Porcelli. Sotto la guida poi di M. Nicolini si pose a copiare i migliori dipinti di Piacenza. Alcuni quadretti eseguiti per il chiostro di S. Maria di Campagna piacquero tanto che il marchese Landi lo inviò a Roma e gli diede un sussidio per studiare, nel 1781 sotto il Battoni e poi sotto il Corvi.
" +
"Dopo aver fatto apprendistato in varie botteghe di pittura e dopo essersi sposato nel 1774,.
" +
"Lavorò con i maestri Domenico Corvi e Pompeo Batoni, specializzandosi in ritratti e dipinti di soggetto mitologico, come Diomede e Ulisse rubano il Palladio, che gli valse nel 1783 il premio dell'Accademia di Belle Arti di Parma.
" +
"Nel 1805 Landi entrò a far parte dell'Accademia di San Luca, dove insegnò teoria della pittura dal 1812 e ne fu presidente dal 1817 al 1820. Fu poi nominato cavaliere dell'Ordine della Corona Ferrea e dell'Ordine di San Giuseppe. Verso il 1820 tornò a Piacenza con l'intento di trattenersi, dipinse molte opere bibliche, sacre, storiche e mitologiche; ma i ritratti sono i più apprezzati. Sono da ricordare le due grandi tele per la cattedrale di Piacenza: gli Apostoli che trasportano il corpo della Madonna al sepolcro e la Visita degli Apostoli al Sepolcro della Madonna; l'Andata di Gesù al Calvario illustrato dal Giordani; una Sacra Famiglia; il Haroun-al-Raschid dipinto per l'imperatore Napoleone; l'Addolorata fatta per il cardinale Zelada; e fra i ritratti, quello di Canova e l'autoritratto.
" +
"Ma stancatosi della monotona vita provinciale nel 1824 tornò a Roma, dove lavorò alla sua ultima opera l'Assunzione per la Chiesa di San Francesco di Paola di Napoli. Tornò a Piacenza nel 1829, dove morì nel febbraio dell'anno seguente.
" +
"La figura del pittore Gaspare Landi era ben nota e direi pure famosa non solo in Italia ma in Europa al tempo suo, grazie sia alla diffusione internazionale della sua opera (specie nel settore ritratto) e soprattutto all'elogio che ne aveva fatto il Canova a Napoleone, nonché al ricordo che di lui serbarono letterati e scrittori: da Goethe a Schlegel, da Stendhal a Pindemonte, da Giordani a Missirini, da Tambroni a Rosini, da Adamo Tadolini a Salvatore Betti, a Cesare Masini a Orloff, da C. Perkins a A. Venturi, Ojetti ecc. ecc. (anche se non sempre per lodarlo).
" +
"Sta di fatto che, caduto nell'oblio l'intero periodo storico coinvolto nelle sfortune dell'Impero napoleonico, vale a dire lo stile neoclassico, egli pure, come tantissimi altri, Canova e David compresi, sparve; e si sa che l'ignoranza porta danni anche materiali, sicché la sua opera andò per la massima parte trascurata e dispersa e la sua notorietà circoscritta alla sola patria, ove a tutt'oggi non è tuttavia nemmeno troppo noto né amato.'
";
// --- OPERA 09
// --- --------
index = index + 1;
txtTitolo[index] = "San Giuseppe col Bambino";
txtAutore[index] = "Guido Reni";
txtStatus[index] = "1625-1630 - Museo Diocesano - Milano - olio su tela - 125 x 91,5 cm.";
txtImgQuadro[index] = "sangiuseppecolbambino.jpg";
txtImgAutore[index] = "_guidoreni.jpg";
txtAudioOpera[index] = "mp3/sangiuseppecolbambino.mp3";
txtAudioBiogr[index] = "mp3/_guidoreni.mp3";
txtIntro[index] = "" +
"";
txtTesto[index] = "" +
"Il dipinto, menzionato come opera di 'Guidoreno' già nell'Inventario Monti del 1638 e nella donazione del 1650,è riferito all'artista bolognese anche dalle guide milanesi del Settecento: ciononostante , l'opera è stata completamente ignorata dagli studiosi. La riscoperta critica di questo dipinto risale alla mostra bolognese dedicata a Guido Reni nel 1988.
" +
"La nobile serenità della figura senile che si erge alta sul paesaggio, e l'ampiezza raffaellesca dei volumi e della forma, la scelta di un cromatismo chiaro e luminoso suggeriscono, per questo dipinto, una datazione agli anni maturi dell'attività di Reni, intorno al 1625-30.
" +
"Il gesto del sostenere trova una declinazione straordinaria nel San Giuseppe col Bambino, perla fra le molte custodite dal Museo Diocesano di Milano. Ristudiato e restaurato in occasione della mostra dedicata all'artista a Bologna nel 1988 mettendo in luce una piccola Fuga in Egitto rimasta nascosta nella piegatura di destra, in corrispondenza della striscia di tela che in antico, probabilmente per adattare il dipinto a una cornice diversa, era stata ripiegata di non pochi centimetri, con qualche danno per la superficie pittorica cui il restauro moderno ha però ovviato. Il quadro, cosiddetto 'da stanza' per le sue dimensioni più idonee alla devozione privata, porta in primo piano la figura di San Giuseppe con il Bambino Gesù, padre per eccellenza, protettore e modello di tutti i padri.
" +
"La figura del santo che si staglia tra cielo e terra è in piena luce, che con vibrazioni argentee dona una setosa lucentezza nella chioma e nella barba del vecchio, in contrasto con la montagna nera che fa da quinta alla scena, porta il bambino con la regalità e al contempo la dolcezza di chi comprende di avere fra le braccia un dono. Il Bambino, perfettamente a suo agio fra le braccia larghe del santo rivestite di un mantello dorato, guarda il padre e cerca con entrambe le manine, un contatto tenero con il suo corpo, è lui che emana la luce che illumina il suo volto e il suo mantello, mentre il sole sorge dietro il rilievo di destra.
" +
"Gli occhi di Giuseppe non s'incrociano con quelli del Bambino, ma piuttosto vanno a un pensiero interno, profondo e misterioso che suggerisce l'azione della protezione e della custodia, strettamente connessa e richiamata dalla piccola scena della Fuga in Egitto, azione quella del custodire fondamentale nella relazione famigliare sebbene così sconosciuta. Occorre, infatti, ricordare che il senso proprio del custodire attiene a qualche cosa che non appartiene, ma ci è stato affidato.
";
txtBiogr[index] = "" +
"Pittore italiano, fra i maggiori del Seicento, nasce a Bologna il 14 Novembre del 1575.
" +
"Suo padre, affermato maestro di cappella a S. Petronio, il Duomo di Bologna, avrebbe voluto che il figlio seguisse le sue orme, ma questi, ancora giovanissimo, espresse una naturale predisposizione al disegno.
" +
"Accolto come apprendista nello studio del pittore fiammingo manierista Calvaert, Reni, attorno ai vent'anni aderì all'Accademia degli Incamminati, che i Carracci avevano aperto dal 1582.
" +
"Dopo un periodo di lunghe esercitazioni riproducendo tra l'altro opere di Annibale Carracci, Guido Reni si distacca dall'influsso manierista e dal gruppo di artisti che ruotavano intorno ai Carracci.
" +
"Nel 1602, il giovane pittore, che già lavora a commesse proprie, si reca a Roma per studiare nuove tecniche pittoriche, la lezione caravaggesca e completare la propria preparazione artistica.
" +
"Guido Reni, che nei suoi primi lavori si rifaceva ai canoni accademici, fra il 1604 ed il 1605 a Roma, dipinge per la Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane, la Crocefissione di san Pietro, dove evidenzia un suo linguaggio personale, una sua ricerca estetica.
" +
"Il pittore nel tentativo, comune al Caravaggio, di superare la finzione e l'artificiosità Barocca, aderendo alla realtà e rendendola più credibile, controlla e disciplina la composizione attraverso rapporti e regole di derivazione classicista.
" +
"Guido Reni diventa l'interprete del gusto colto e aristocratico dei committenti romani, protetto da Paolo V e da Scipione Borghese, divide la sua attività tra Roma e Bologna, dove si ferma definitivamente verso il 1620.
" +
"Durante gli anni trascorsi a Roma, nonostante il successo riscosso con le opere eseguite per la grande nobiltà e per il papa, il maestro non sopportava la fretta con la quale si doveva eseguire qualunque cosa e la mancanza di riguardo per la mente dell'artista che dirigeva la creazione e che veniva considerato poco più di un operaio prezzolato.
" +
"Per trattenerlo nella capitale gli venne offerto il titolo di Cavaliere che Guido Reni rifiutò.
" +
"Tra i prestigiosi lavori del Reni a Roma, si ricordano gli affreschi delle Sala delle Nozze Aldobrandine e della Sala delle Dame in Vaticano; le decorazioni nel Palazzo del Quirinale alla Cappella dell'Annunciata e alla Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore; l'Aurora affresco nel casino del Palazzo Rospigliosi Pallavicini, opera che risente dello studio della scultura antica oltre che della conoscenza di Raffaello e del Correggio.
" +
"Tornato a Bologna, il pittore gode dall'entusiasmo suscitato dalla Strage degli Innocenti e dal Sansone vittorioso dipinti tra il 1611 e il 1612 e continua a lavorare a ritmo intenso per una clientela europea di altissimo rango, per la quale esegue dipinti, non solo religiosi, ma affronta anche tematiche mitologiche e letterarie, utilizzando un linguaggio teso in modo costante a teorizzare il bello nell'accezione di morale.
" +
"Mentre è a Bologna il pittore dipinge per il duca di Mantova la favola profana delle Fatiche di Ercole ora al Museo del Louvre a Parigi, Cristo al Calvario e Lucrezia.
" +
"L'originale capolavoro della Pala della peste, dipinta su seta, come ex-voto per la fine della peste del 1630-31 dà inizio all'ultimo decennio di attività del Reni, del quale si ricordano Fanciulla con ghirlanda, opera significativa per conoscere il suo atteggiamento sperimentale nell'uso del colore, l'Adorazione dei pastori, 1640-42, ora alla National Gallery di Londra e Cleopatra, 1640-42, Pinacoteca Capitolina di Roma.
" +
"Guido Reni muore, dopo due giorni di agonia, il 18 agosto 1642, all'età di sessantasette anni ed il suo corpo è esposto al popolo per due giorni nella chiesa di San Domenico.
";