Questo sito si avvale di soli cookie tecnici necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.
Maggiori informazioni | Chiudi
Mercoledì 15 Maggio 2024
Parrocchia S.Stefano
di Osnago
...una comunità in cammino!
Mappa del Sito Corrispondenza
Home Parrocchia Gruppi Parrocchiali Oratorio Scuola Materna Cine-Teatro Link
LA CITTA' PROIBITA
Drammatico
di Zhang Yimou
con Jay Chou, Gong Li, Dahong Ni, Chow Yun Fatt
111 minuti - Cina, Hong Kong 2006

Zhang Yimou è il regista che nel 1991 fece conoscere in Occidente con Lanterne rosse l'incanto del cinema cinese, e che da allora ha seguito due percorsi differenti: film realisti sulla vita presente delle persone in Cina (La storia di Qiu Ju, Non uno di meno, Vivere!) e film immersi nello splendore del passato, della Storia, delle grandi battaglie. Forse è un errore dire che i film contemporanei sono destinati ai cinesi e che i film leggendari sono destinati agli stranieri: in realtà piacciono a tutti ed è particolarmente il genere guerresco detto «wuxiapian» ad essersi moltiplicato (La foresta dei pugnali volanti, Hero di Zhang Yimou, La tigre e il dragone di Ang Lee), mentre L'ultimo Imperatore di Bernardo Bertolucci, realizzato prima di tutti nel 1987 vent'anni fa, armonizza i due generi con strepitosa bellezza. Chi ha visto anni fa (1972) la Città Proibita di Pechino, luogo del potere e dell'onore, ricorda saloni e corridoi di terra battuta, un trono modesto, abiti rilucenti ma semplici, La Città Proibita, storia sanguinosa di una famiglia imperiale nel X secolo della tarda dinastia Tang, è un trionfo di bellezza e ricchezza. Eleganza del lusso sfrenato, sfarzo, fasto, le mura parate di broccato rosso, una portantina dorata per far attraversare il palazzo al pigro imperatore, anelli come astucci d'oro per le dita, abiti a molti strati preziosi, capelli ingioiellati, servi pronti a porgere cibi e bevande restando in piedi in attesa degli appetiti imperiali e parallelamente l'antipatia, l'odio, il rancore della famiglia, dominata dall'imperatrice Gong Li la cui autorità femminile è assoluta. Le grandi architetture, che gli addetti rinfrescano andando in giro con un secchiello e un pennello, sono popolate di inservienti e ufficiali corazzati d'oro e d'argento. Insieme con lo sfarzo, il numero: le danzatrici di Corte diventano centinaia, gli eserciti sono sterminati grazie all'elettronica. Molto bello. Persino troppo. Ma il film affascina coi suoi contrasti (ricchezza e crudeltà, eleganza e morte), come un'avventura vertiginosa.
Lietta Tornabuoni (La Stampa)
 Versione Stampabile 
 Invia questa pagina 
Area Riservata | Privacy | Regolamentazione
Parrocchia Santo Stefano | Via S.Anna, 1 | 23875 Osnago (LC) | Tel. e Fax 039 58129 | Codice Fiscale 85001710137
Sala Cine-Teatro don G.Sironi Tel. 039 58093 - 349 6628908