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Lunedì 29 Aprile 2024
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NON E' ANCORA DOMANI (LA PIVELLINA)
Drammatico
di Tizza Covi, Rainer Frimmel
con Patrizia Gerardi, Asia Crippa, Tairo Caroli, Walter Saabel
100 minuti - Italia, Austria 2009

In un certo senso c' è da ringraziare il calando stagionale, quello che malgrado le stentoree dichiarazioni di inversione di tendenza in Italia si rinnova puntualmente in questo periodo dell' anno. Ringraziare perché ciò permette a piccoli o minuscoli film di qualità di trovare il loro avventuroso e precario varco di accesso- meglio di niente - al mercato in via di smobilitazione estiva. Questa settimana trova la sua occasione Non è ancora domani (la pivellina). Incredibilmente carico di premi e onori festivalieri. In particolare neè stato l' anno scorso riconosciuto il valore dalla molto selettiva Quinzaine des réalisateurs di Cannes e subito dopo dalla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro. Un po' quello che accadde all' opera prima di Giorgio Diritti Il vento fa il suo giro. Tutto di questo film è particolare e inusuale. L' ambientazione. I personaggi. L' andatura. Tanto per cominciare ha un aspetto ibrido: non sembra finzione,i personaggi e le situazioni hanno un' aria di assoluta verità e naturalezza. Sembrano presi dalla vita. Ma non è così, è una storia costruita. Estrema periferia romana. Intorno a un accampamento di artisti del circo. Patrizia, una donna sulla cinquantina dagli eccentrici capelli rosso fiamma che contrastano con le sue maniere da sbrigativa massaia emiliana o romagnola, si sta svociando alla ricerca del suo cagnetto Ercole, sparito. È un nuvoloso crepuscolo invernale. Sull' altalena di un misero giardinetto, in mezzo al deserto, c' è una bimbetta. Patrizia s' insospettisce, si preoccupa, la prende con sé. Solo dopo trova nella giacchetta un messaggio: è della mamma di Aia (la bimba, poco più di due anni, dice di chiamarsi così), che dice: tornerò a prenderla. Ecco, già queste primissime battute, senza introduzione né niente, creano immediatamente la temperatura del film. Angoscia per un verso di fronte all' assurda irresponsabilità dell' abbandono; per l' altro semplicità e naturalezza nel farsi carico da parte della donna, poi assecondata da tutta la sua comunità a partire da Tairo. Un ragazzino per nulla sofferente di "diversità", fiero di appartenere a questa famiglia allargata e irregolare. Solo che questo "farsi carico" potrebbe esporre Patrizia e i suoi a seri problemi. La donna rifiuta il suggerimento del suo compagno lanciatore di coltelli (lui stesso però poi pronto come tutti all' accoglienza e preso dall' accudire la pupetta ribattezzata "la pivellina"), quello di andare subito dai carabinieri. Non importa tanto come andrà a finire: finisce come è iniziato, probabilmente sarà stata solo una parentesi e la mamma tornerà. Importa la delicata osservazione di questo piccolo mondo povero, precario e marginale. Nel quale è molto saldo il codice degli affetti, della solidarietà, del calore umano. Della libertà e del coraggio di affermarla nei gesti di tutti i giorni, in definitiva. Mondo peraltro, contro gli stereotipi, tutt' altro che malinconico. L' impresa, all' insegna della più totale indipendenza, porta la firma di due fotografi, lei nata a Bolzano e lui a Vienna.
Paolo D'Agostini (La Repubblica)
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