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Martedì 30 Aprile 2024
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VOLVER - Tornare
Commedia
di Pedro Almodovar
con Penelope Cruz, Carmen Maura
120 minuti - Spagna 2006
V.M. 14 ANNI

Due incesti, una resurrezione, un parricidio, un doppio uxoricidio, una malattia terminale, un funerale, una sepoltura segreta... A farne la lista Volver sembra un gran mélo pieno di tragedie e prodigi. Invece il nuovo e bellissimo film di Almodóvar, che esce nel giorno della sua presentazione a Cannes, è incredibilmente lieve, solare, generoso, toccante. Come Penelope Cruz, al suo massimo storico per bellezza e bravura, e le altre magnifiche protagoniste di questa storia fatta di sentimenti, di mestieri, di arti così femminili (incluso un certo modo di intendere l'arte di arrangiarsi) che gli uomini nel film quasi non ci sono o comunque non contano. Si comincia con l'immagine folgorante e paradossale di un gruppo di donne di varie età intente a lustrare con amore le tombe dei loro cari in un paesello della Mancha. Si prosegue con una vecchia zia che dice di vedere ogni giorno la mamma di Raimunda e Sole (Penelope Cruz e Lola Duenas), ufficialmente morta da un pezzo. Sarà l'età, o il vento furioso che tira nella Mancha, pensano le due sorelle. Però quando la vecchina passa a miglior vita, la mamma sempre rimpianta (Carmen Maura) appare di colpo anche a Sole. Che prima fugge terrorizzata; poi, con pragmatico buon senso, decide di trattarla come la cosa più normale del mondo. Dunque se la porta a Madrid, tira fuori i suoi vecchi vestiti, le insegna il mestiere; e la mette a lavorare nella sua bottega di parrucchiera a domicilio... Naturalmente ci vuole Almodovar per inventare un mondo in cui un problema così metafisico (la mamma è morta o no?) convive con faccende ordinarie come permanenti e tinture. Così come solo in un film di Almodovar può accadere che l'altra sorella (Cruz), mentre risolve a suo modo alcuni drammatici "problemi di famiglia" (non anticipiamo troppo), trova il modo di improvvisare un pranzo per trenta persone grazie anche al sostegno di una piccola rete di solidarietà femminile. Sempre sfoggiando un garbo assoluto, ampie scollature e un sorriso sfrontato e incantevole che a tratti ricorda davvero la Loren. Il tutto, ecco la vera sorpresa, evitando gli eccessi, le citazioni e i trucchi di regia cui il cinema di Almodóvar ci aveva abituato, anzi dimostrando una sobrietà, una semplicità, una sicurezza che sono il segno di una nuova maturità. Quella che permette al regista spagnolo non solo di mescolare i generi e i toni più diversi con naturalezza miracolosa, ma di distillare sentimenti così profondi che anche la trama più feuilletonesca diventa metafora degli affetti, dei dubbi, dei rimpianti che circolano più o meno apertamente in ogni famiglia. Con la semplicità delle cose di tutti i giorni cui finiscono per mescolarsi (è anche il senso della meravigliosa canzone di Gardel che dà il titolo al film) le grandi domande dell'esistenza. "Cose di donna", dice Penelope Cruz in una scena per tagliar corto. Come dire niente, un nonnulla. Ma in quel niente c'è tutto.
Fabio Ferzetti (Il Messaggero)
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