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Martedì 30 Aprile 2024
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AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI
Drammatico
di Daniele Costantini
con Massimo Popolizio, Donatella Finocchiaro, Filippo Nigro, Fausto Paravidino
101 minuti - Italia 2008

A Genova nel 1963, in un contesto ricostruito con poca cura del particolare e molta approssimazione (si vedono motorini moderni, bandiere della pace e addirittura vestiti sotto le coperte nelle scene di sesso) un ragazzo si inventa pappone con il beneplacito della madre ma si innamora fatalmente di una donna bellissima. Dall'altra parte un criminale di poco conto, che vive di notte nei locali vicini al porto tra alcolici e storie di ordinaria prostituzione, tenta un colpo importante assieme ad un sardo appena uscito di prigione in cerca di soldi per fuggire con una prostituta di cui si è innamorato. Alla fine il fato vincerà su tutti, anche sul timor di Dio. Tratto da "Un Destino Ridicolo" libro scritto a quattro mani da Alessandro Gennari e Fabrizio De André, Amore che vieni amore che vai è un film-omaggio al cantautore ligure, infarcito di uno spirito umile, disgraziato ma pieno di dignità che è spesso stata la cifra delle storie delle sue canzoni e che viene sottolineato dalle musiche dell'amico Nicola Piovani, forse le peggiori che si ricordino del grande maestro. Come si intuisce già dalla breve descrizione della trama i riferimenti all'universo di De Andrè sono moltissimi e a molti diversi livelli di lettura, ma il gioco invece che esaltare il film lo appesantisce influendo con una certa pesantezza sulla trama che in più momenti si arena su situazioni scontate e deliri registici. Ad aumentare il senso di straniamento della pellicola contribuiscono anche il cast e la realizzazione, entrambi fortemente influenzati dal teatro. Il regista e gran parte degli attori infatti provengono da lì e si sente. Si sente in Fausto Paravidino (che nel suo Texas si era guardato bene dall'essere così caricato), si sente in Tosca D'Aquino (bisognosa al cinema di una mano forte che ne tenga a freno la teatralità) e soprattutto si sente in come sono organizzate le scene, spesso lunghi piani sequenza e incapaci di "creare senso" in termini cinematografici. Se i fan di De Andrè possono anche appassionarsi ad una storia che tenta di trasferire al cinema il fascino della poetica del cantautore ligure, gli altri che desidererebbero solamente vedere un film rimangono facilmente delusi da una storia poco interessante, da personaggi che si compiacciono di quello che sono e di intrecci molto naive raccontati senza alcuna partecipazione. Dori Ghezzi ha preso le distanze dal film e ha dichiarato di non averlo assolutamente gradito.
Gabriele Niola (MyMovies.it)
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