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Domenica 28 Aprile 2024
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AUSTRALIA
Drammatico
di Baz Luhrmann
con Hugh Jackman, Nicole Kidman, David Wenham
144 minuti - Australia, USA '08

Passione, violenza, guerra, paesaggi grandiosi, bisticci, romanticismo, avventura. Si capisce che Baz Luhrmann, l'entusiasmante regista australiano, l'autore originale di Romeo + Giulietta di William Shakespeare» e di Moulin Rouge, ha voluto fare a ogni costo un grosso film popolare, scrupolosamente ricalcato sul modello di Via col vento: Australia è riuscito, è solido e ben fatto, ma la banalità lo schiaccia. La storia di una aristocratica inglese che alla vigilia della seconda guerra mondiale arriva in Australia per salvare la proprietà ereditata dal marito e ricorre all'aiuto (poi all'amore) di un rude mandriano, riporta sentimenti e livelli, la cultura, il conflitto di classe e l'amore a oltre mezzo secolo fa: troppo tardi per essere contemporaneità, troppo presto per essere Storia. E' un peccato che Nicole Kidman, protagonista energica spesso con frusta e stivali, abbia forse avuto qualche incidente estetico: la figura dell'attrice rimane perfetta, ma i lineamenti finissimi sono cambiati in una faccia dalle guance enfiate e paffute, dagli occhi a fessura. Hugh Jackman è invece come deve essere: bello, coraggioso, onesto. La coppia di archetipi si muove con sicurezza ed efficacia, come nel vecchio «La dama e il cowboy»: litigi, contrasti, orgogli, sensualità nello sconfinato remoto territorio dell'ultima frontiera anche tra le esplosioni dei bombardamenti giapponesi dopo Pearl Harbor. L'impresa di condurre una vasta mandria di bovini fino al mare, attraverso la potenza del territorio, è quella che mette alla prova i protagonisti ampliando il loro emotivo viaggio interiore. La banda degli australiani (il regista e la Kidman sono pure coproduttori del film) non si è privata di nulla: amore di lei senza figli per un orfano semi-aborigeno, disprezzo di lui per i ricchi oziosi, arroganze, incontrarsi perdersi e ritrovarsi, smarrimento e ritrovamento del bambino, rancore di lui verso la società razzista che gli ha impedito di far curare in ospedale la moglie aborigena portandola alla morte, disprezzo di lei verso i rozzi ricchi locali. «Australia» si è così dilatato sino a una notevole lunghezza, ideale per chi ama il genere.
Lietta Tornabuoni (La Stampa)
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