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Lunedì 29 Aprile 2024
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EVA E ADAMO
Documentario
di Vittorio Moroni
77 minuti - Italia '09

Tre donne diverse, distanti per età, estrazione sociale, cultura, lavoro e aspirazioni. Il trailer del film cita il titolo di un famoso racconto di Carver: “Di cosa parliamo quando parliamo d'amore”. Lo scrittore dalle atmosfere sospese in un quotidiano che si apre a sprazzi di consapevolezza sembra ispirare le storie raccontate dal film che mantiene un registro espressivo che pare mutuato da un suo racconto: essenziale, asciutto, appena ravvivato da qualche improvviso colpo di penna (macchina da presa) profondamente incisivo. Tre coppie anomale, fuori dagli schemi per necessità, destino, scelta. Erika è avanti con gli anni, vedova con figli già adulti. Scrive romanzi rosa e ha sposato un giovane uomo senegalese conosciuto in villeggiatura. Deborah è una giovane mamma che ha lavorato come pornostar in alcuni film. Il suo compagno è disoccupato e quando si sono conosciuti non sospettava nulla riguardo l'attività della moglie. Veronica è un'infermiera che ha sposato un uomo invalido, costretto sulla sedia a rotelle dalla sclerosi multipla. Tra interviste e spaccati di vita quotidiana le tre coppie si raccontano confrontandosi con i propri fantasmi, le reciproche incomprensioni ed i piccoli grandi problemi della vita. Il documentario di Vittorio Moroni racconta con tocco delicato le storie dei vari personaggi che si intersecano e alternano rivelandosi poco a poco. Lo sguardo del regista, discreto e qualche volta persino complice, mira a scandagliare le dinamiche di coppia, le ragioni dell'amore e le reciproche compensazioni di carenze esistenziali e affettive. La componente “sociale” del rapporto tra un “privato diverso” e l'opinione pubblica è presente ma sempre in secondo piano. Questa si rivela una scelta vincente: l'attenzione è concentrata all'interno per capire osservando, per raccontare la normalità di ciò che superficialmente ci sembra anomalo. Senza scadere nella retorica e con innocente curiosità il regista ci accompagna in un percorso di scoperta e comprensione di queste esistenze estranee. Le difficoltà che le coppie protagoniste del film devono affrontare sono tutto sommato comuni, normali, quasi banali; sono gli “interpreti” ad essere in qualche modo eccezionali. Eva e Adamo, Eva prima di Adamo perché la chiave di lettura è al femminile. Gli uomini sono comprimari di confronto, presenze necessarie, considerate e ascoltate ma molto meno interessanti. I racconti procedono in parallelo aggiungendo sequenza dopo sequenza informazioni importanti per comprendere le ragioni di ognuno. Un'anziana scrittrice è disposta a sacrificare quello che le resta da vivere per permettere al compagno di costruirsi una nuova vita in Senegal? Una giovane madre riuscirà a garantire alla propria bambina un futuro migliore? Un'infermiera, madre e moglie, manterrà l'equilibrio necessario di fronte alla prospettiva della morte di suo marito? Il finale lascia aperti degli interrogativi suggerendo che il filo rosso che lega e rende simili delle storie così diverse è il sacrificio. Sacrificio come ipotetico abbandono del proprio paese per la scrittrice Erika, sacrificio come scelta di vita per l'infermiera Veronica e probabilmente sacrificio dell'amore a favore del benessere della propria bambina per Deborah. Le vie dell'affetto sono imperscrutabili e se è impossibile capire come gli uomini possano combinarsi attraverso l'amore, almeno si può provare ad analizzare le dinamiche che regolano questo grande gioco: la ricerca di equilibrio e di quel poco di stabile serenità necessaria per tirare avanti. Erika, Deborah e Veronica chiudono Eva e Adamo dando l'impressione di essere in procinto di affrontare scelte decisive come i personaggi di American graffiti. Immaginando le loro vite nel futuro ci si augura che quella del film sia lunga e soddisfacente.
Michelangelo Salvioni (MyMovies.it)
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