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Lunedì 29 Aprile 2024
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IL RICCIO
Commedia/Drammatico
di Mona Achache
con Josiane Balasko, Ariane Ascaride, Anne Brochet, Togo Igawa
100 minuti - Francia, Italia '09

Ecco Il riccio, versione cinematografica dell' esordiente Mona Achache di quell' «Eleganza del riccio» (in Italia pubblicato da e/o) che a sorpresa aveva scalato le vette delle classifiche librarie un anno fa. Il romanzo di Muriel Barbery non faceva mistero della simpatica furbizia su cui aveva costruito il successo: ricordare ai lettori che non bisogna mai fidarsi delle apparenze. Perché se la più sciatta e scorbutica portinaia parigina (il «riccio» di cui pagina dopo pagina si scopriva l' eleganza) può nascondere cultura e sensibilità, allora anche il più bistrattato lettore può aspirare allo stesso riconoscimento. Basta che si impegni un pò con Mozart, Tolstoi e il cinema giapponese... Il film di Mona Achache è in parte fedele al romanzo - però la Barbery ha voluto prenderne le distanze - con qualche indovinata variazione. Meno citazioni letterarie, per esempio, per non appesantire troppo il racconto e la trasformazione della giovane Paloma da grafomane (nel libro scriveva pagine e pagine di diario) a video maker (nel film sceglie di affidare a una cinepresa le proprie riflessioni). È lei, interpretata dalla spigliata Garance Le Guillermic, a dipanare il filo narrativo del film, ambientato in un austero condominio di rue de Grenelle, abitato da famiglie borghesi. Come appunto quella di Paloma: madre simpaticamente etilica (e svagata), padre seriosamente compreso dal suo ruolo (e affettivamente assente), sorella maggiore normalmente nevrotica e antipatica. Tutto nella media, se non fosse che Paloma, convinta che il mondo non sia molto diverso dalla boccia di vetro in cui vivacchia il pesciolino rosso della sorella, pensi di ammazzarsi di lì a 365 giorni, quando dovrebbe festeggiare il suo 13° compleanno. E per farlo sottrae sistematicamente dal bagno della madre una pastiglia di sonnifero al giorno... A mettere in dubbio le sue certezze saranno prima la scoperta che la portinaia Renée (un' indovinata Josiane Balasko) non è quel campione di sciatteria e rozzezza cui l' hanno condannata la disattenzione e la superficialità degli inquilini. E poi l' amicizia con un nuovo abitante dell' immobile, il distinto pensionato giapponese Kakuro Ozu (Togo Igawa), il primo ad accorgersi che Renée non è solo una funzione condominiale ma anche un essere umano. Femminile per giunta. L' irrefrenabile spontaneità della ragazza e l' insinuante gentilezza del pensionato riusciranno poco a poco a scalfire la corazza di aculei con cui si protegge Renée, portando anche lo spettatore a superare la porta del suo appartamento, quella dietro cui nasconde un tesoro di libri e oggetti, concreta dimostrazione di una sensibilità e una cultura ben superiore a quella dei suoi borbottanti inquilini. Ci penserà il destino a cambiare le carte in tavola (con un colpo di scena che lasciamo scoprire allo spettatore). Da parte sua, Achache (che ha firmato da sola la sceneggiatura) gioca abilmente con i due temi del film - la (educata) denuncia della superficialità borghese e la (simpatica) trasformazione del «bruco/riccio» Renée in farfalla - utilizzando tutti gli ingredienti che fanno la forza delle favole, dal mito di Cenerentola a quello della rivincita degli oppressi, dal fascino dell' Oriente (e dei suoi «sorprendenti» bagni) alla lungimiranza giovanile (e dei suoi coinvolgenti entusiasmi), dalla forza dell' amore al dramma della morte. Senza dimenticare il piacere di una citazione tolstoiana messa lì al momento opportuno...
Paolo Mereghetti (Corriere della Sera)
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