Parrocchia S.Stefano
di Osnago
...una comunità in cammino!
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Drammatico di Francis Ford Coppola con Klaus Maria Brandauer, Vincent Gallo, Maribel Verdú 127 minuti - USA, Italia, Spagna, Argentina '09
Sempre più lontano da Hollywood (dopo la Romania di Un' altra giovinezza, adesso è la volta dell' Argentina), Coppola si può permettere scelte estetiche controcorrente - filmare in bianco e nero - e scelte narrative personali. Che in questo caso significano firmare la sceneggiatura da solo, senza nemmeno un romanzo come traccia iniziale (come era stato spesso in passato). Confermandosi però più grande come regista che come sceneggiatore. Il film inizia con l' improvviso arrivo del non ancora 18enne Bennie a Buenos Aires, dove si è volontariamente esiliato il fratello maggiore Angel, fuggito da un padre troppo invadente. Cresciuto nel mito del primogenito, di cui aveva sentito decantare le qualità letterarie, Bennie non solo distrugge in pochi giorni la calma apparente della sua vita ma lo costringe a confrontarsi con le ragioni della sua fuga e dell' abbandono di qualsiasi ambizione di scrittura, portandolo alla fine a svelare i tanti «segreti di famiglia» nascosti. Balzano subito all' occhio la continuità tematica con l' opera precedente di Coppola, con le tragedie che dilaniavano le sue famiglie cinematografiche e mettevano i figli contro i padri: è la parte più bella e convincente del film, sorretta da un bianco e nero magistrale (del romeno Mihai Malamaire jr) e da un gioco tra presente e passato che sfrutta al meglio le qualità dell' ellissi. Ma quando alla fine la «soluzione» dei drammi di famiglia passa attraverso le ambizioni letterarie dei due fratelli (con Bennie che trova la forza per portare a termine la pièce incompiuta di Angel) e la partecipazione a un premio letterario in Patagonia, vien da rimpiangere il Coppola che scriveva i film partendo da Conrad o Grisham. E che la macchina produttiva di Hollywood obbligava a un rispetto delle «regole» spettacolari e narrative tutt' altro che corrive o pretestuose.
Paolo Mereghetti (Corriere della Sera) |
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