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Domenica 28 Aprile 2024
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IL FIGLIO PIU' PICCOLO
Drammatico
di Pupi Avati
con Pino Quartullo, Christian De Sica, Nicola Nocella, Laura Morante, Luca Zingaretti
100 minuti - Italia '10

Il figlio più piccolo, nuovo film di Pupi Avati, è atteso soprattutto per la presenza di Christian De Sica in un ruolo se non drammatico, per lo meno serio. Domanda: il re degli amatissimi cinepanettoni, il divo dei fortunati cineNatali di Neri Parenti, il comico del cinetrash italiano sempre a lamentarsi di non veder riconosciuto il suo sommo valore (Charlie Chaplin, Woody Allen, Vittorio De Sica?), finalmente, con un bravo regista che è riuscito a fare recitare anche Katia Ricciarelli ( La seconda notte di nozze ), rivelerà tutto il suo autentico talento? Proprio in questi giorni Sky trasmette Natale in crociera del 2007, e siamo già a uno stadio di sghignazzo oratoriale e meno coprofilo del solito: ma insomma il salto dai suoi personaggida-ridere, di balordaggine nazionalpopolare, a quello dell' imbroglione di massimo lusso e successo per niente comico, non era rischioso ma certo impegnativo. Ci voleva proprio Avati per convincerlo a liberarsi dal sorrisone e dagli sguardi scemi, dai gesti frenetici e leziosi, dal linguaggio-barzelletta, per mostrare la sua bella faccia, che tanto ricorda quella del grande padre, una faccia finalmente immobile e finalmente interessante, segnata dallo sguardo incerto, dalle tempie grigie e dalla barba, la faccia di un attore che si avvia ai 60 anni e di un personaggio che si avvia alla sconfitta. Una rivelazione? Non proprio, certo un volto nuovo del nostro cinema non pecoreccio, se non addirittura d' autore. Il figlio più piccolo, romanzo (Garzanti) e film di Pupi Avati, comincia con la cacciata dal convento di padre Sergio, per la sua attività troppo terrena di consulente finanziario: tornato nel mondo, diventerà l' anima nera di Christian De Sica (Luciano) che dopo aver sposato l' innocente Laura Morante (Fiamma) già madre dei suoi due figli, scompare con il diabolico burattinaio Luca Zingaretti, che in ricordo del suo passato di frate, porta ancora i piedi nudi nei sandali. Anni dopo Luciano è diventato uno di quegli imprenditori dalla ricchezza imbrogliona e pericolante, che intrecciai suoi affari con certi politici, certi servitori dello stato, certi avvocati, tutti di tipo losco, che vivono benissimo, onorati e ammirati, tra lusso e crimine. Sta per sposare una volgarona del giro quando lo avvertono che il suo piccolo impero immerso nell' illegalità sta per crollare. Si ricorda allora di quella prima moglie, cui con un raggiro ha portato via i pochi beni, ingenua e senza rancore, lasciata a Bologna con i figli dimenticati e ormai ventenni. Tanto è opulenta la vita di Luciano nella sua antica villa affrescata, tanto è misera quella della sua ex famiglia: Fiamma, depressa e nevrotica, strimpella senza successo canzoni folk con un' amica che suona il tamburello (Sydne Rome, ed è meglio non evocare quanto era carina negli anni 70), il figlio maggiore (Marcello Maietta) fa il barista e detesta il padre scomparso, Baldo, il minore (Nicola Nocella) ingenuo e ciccione, sogna di diventare regista di film horror con minestroni di carne umana. Quando il padre snaturato lo invita a raggiungerlo nella reggia dove vive, si lascia commuovere da quell' estraneo bugiardo e dolente che intende lasciargli subito tutti i suoi averi. Naturalmente si tratta di un imbroglio ordito da Zingaretti, per salvare l' amico e se stesso e accollare a quel povero ragazzo debiti enormi e piccoli crimini. Pupi Avati scrive e dirige belle storie quotidiane, soprattutto di provincia, quasi sempre immerse nel passato più o meno recente: negli ultimi anni, con Il papà di Giovanna ha fatto vincere il premio di migliore attore alla Mostra del Cinema di Venezia a Silvio Orlando, padre appassionato della figlia assassina; nel 2005 ha raccontato in La seconda notte di nozze, come si sopravvive alla miseria di guerra, ha evocato in Gli amici del bar Margherita la Bologna maschilista degli anni 50. Il figlio più piccolo ha qualche impaccio e la sua storia, in apparenza così attuale, non indigna, non commuove, diverte solo un po' . Forse ci stiamo abituando nella vita a un mondo dove i furbi vincono e solo raramente pagano, dove il denaro giustifica tutto, dove la gente che conta fa uso dell' illegalità, perché sembrino interessanti i signori in doppio petto che si riuniscono per imbrogliare lo Stato e scansare ogni pena e ogni pentimento. Forse l' horror delle feste di matrimonio con orchestra, invitati eccellenti sotto i grandi tendoni, rinfreschi apocalittici, ci vengono mostrati tutte le settimane sui giornali di gossip e non segnalano più un mondo da rifiutare. Forse in tempi in cui le signore denunciano e rovinano la carriera dei loro ex, non si riesce a credere al personaggio di Laura Morante, che continua ad amare l' ex marito che l' ha derubata, piantata e dimenticata.
Natalia Aspesi (La Repubblica)
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