Commedia di Woody Allen con Adam Brooks, Patricia Clarkson, Larry David 92 minuti - USA, Francia '09
Di nuovo a New York, in una commedia divertentissima e desolata Woody Allen si affida a un altro se stesso: più giovane (62 anni), zoppo, scostante professore universitario in pensione, sentenzioso, nevrotico e sarcastico: è Larry David, cabarettista ebreo newyorkese. Accompagnato da musichette Anni Trenta sussultanti e allegre, il protagonista parla rivolgendosi direttamente agli spettatori: «Le nostre idee generali sono tutte basate sul falso concetto che l’uomo sia fondamentalmente buono». E’ autocritico: «Non sono simpatico a nessuno, la simpatia non è tra le mie priorità». E’ sferzante: «In America odiano gli ebrei più dei neri». E’ spietato: «Suo figlio, signora, è un imbecille», dice alla madre d’un bambino che non impara a giocare a scacchi. E’ insofferente: «Se devo mangiare cinque porzioni di frutta o verdura al giorno, non voglio vivere».
Ospita in casa sua una ventenne bionda molto carina, senzatetto arrivata dalla provincia («Sei una povera vagabonda, stupida oltre ogni immaginazione»), mette le cose in chiaro («Non sopporto d’avere una relazione con una donna»), la accompagna a conoscere la città (la tomba di Grant, la statua della Libertà), la sposa. Poi: «E’ passato un anno. Ho raggiunto un delicato equilibrio». Ma arrivano prima la madre, dopo il padre di lei. La madre, che detesta il marito della figlia e la induce a innamorarsi di un coetaneo, a New York si sfrena, diventa trendy, va a vivere con due amanti maschi, inaugura una mostra di nudi fotografici; il padre abbandonato si scopre gay e forma una coppia virile; la figlia lascia il marito per stare con un giovanotto. Il protagonista si butta dalla finestra, ma cade su una signora che si rompe un a gamba e si mette con lui.
A Capodanno le diverse coppie si ritrovano tutte insieme, costrette a festeggiare, apparentemente serene. Il lieto fine del copione scritto da Allen circa trent’anni fa è imprevisto: e non nasconde la vacuità dei personaggi, della loro esistenza. Vivacissima, verbosa, incalzante, spiritosa, la commedia pare a volte un po’ stucchevole, saltellante: ma insieme con il vuoto e buffo brillare sta la malinconia della vita che non c’è più. Molto bello.
Lietta Tornabuoni (La Stampa)
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